Sono euforico…. In un giorno solo mi aspettano due grandi novità: la prima – che accarezzo da parecchio – è lo sperimentare l’atterraggio a London City, il secondo provare il 318 e l’all business service di BA tra Londra e New York.
A Francoforte la zona check-in di British Airways è ubicata nella zona E, all’interno del Terminal 2. Il t2 non è mai stato uno dei miei preferiti: benché bello ed architettonicamente moderno, lo trovo molto dispersivo e quando è vuoto, arriva addirittura ad essere desolante più della Malpensa alla sera. Per di più rinuncio a capire perché poco ortodossamente le aree check-in si trovino nella parte bassa del terminal… mistero.
Ben organizzati, i britannici hanno 2 solide file, una per la business e una per l’economy.: in pochi minuti un’agente di chiara origine asiatica mi consegna le carte d’imbarco fino a JFK, nonché le istruzioni per raggiungere prima la lounge e poi il gate.
La sala di attesa è quella della Japan Airlines, la Sakura First class lounge: posso tranquillamente dire che le mie aspettative sono state assai deluse. Non arriverò a dire che sia una lounge mediocre, ma non è quello che mi aspetto da JaL: allestita in uno spazio non proprio quadrato, affaccia sul lato land-side del terminal, con una vista pressoché insignificante: i colori, tutti sulle tonalità del marrone, sono moderni ma mancano di quel tocco di lusso che ci si aspetterebbe. Le sedute sono comodissime e supermorbide e sebbene siano disponibili in gran numero, avrebbero potute essere disposte in modo più raffinato. La food station offre una selezione di frutta e formaggi, sandwich assortiti, polpette di carne e wurstel, mentre di cipo nipponico od asiatico non se ne parla (voglio credere che la motivazione sia da imputare esclusivamente all’orario anche se non ne sono minimamente convinto).
Ai check-point non c’è coda: lo staff – a differenza di Linate è collaborativo ed attento. In meno di 3 minuti mi trasferisco dalla lounge al gate. Qui resto sorpreso: benché il volo sia stato chiamato, ancora non imbarca ma a lasciare attoniti è lo scoprire pochi minuti dopo che il comandante e il primo ufficiale stanno arrivando soltanto ora… parliamone. Già pregusto – si fa per dire – l’incalzante ritardo perché, se alle 11.08 sta arrivando l’equipaggio – difficilmente decolleremo alle 11.40, come da schedulato. E qui casca l’asino perché il ritmo si fa concitato: 5 minuti dopo si presentano gli assistenti di volo; immediatamente iniziano le operazioni di imbarco e la salita sul pulmino. Alle 11.28 raggiungiamo l’aeromobile e alle 11.37 muoviamo dal parcheggio. All’alba delle 11.41, con tanto di messaggio di scuse del comandante, entriamo prepotentemente in pista – direzione sud – per un rampante decollo alla volta di Londra.
Anche questo volo è operato con embraer 170 (confesso che con gli embraer ho seri problemi nella distinzione tra 170 175 190 e 195) e – strano a dirsi – l’apparenza è totalmente diversa: forse i colori, probabilmente i sedili o la differente disposizione delle cappelliere lo rendono quasi un altro aereo.
Le 4 file di business class, configurate 2-2, ospitano soltanto 4 passeggeri: lo spazio per le gambe è ottimale, così come il tavolino, sebbene i colori così scuri rendano l’ambiente un pochino tetro.
Il servizio è funzionale anche se non perfetto: distribuzione di bottiglietta d’acqua, quindi – dopo il decollo – pranzo offerto mediante vassoietto con modi educati ma vagamente militareschi. Il menu’ propone una caprese con prosciutto, una mouse preconfezionata di praline e cioccolato, succo d’arancia e bevande calde e fredde.
Dirò con tranquillità che il prosciutto era mediocre, la mozzarella decente mentre il resto l’ho saltato a pie’ pari: mi auguro sinceramente che non sia questo il livello medio del catering di BA nel 2014, altrimenti è la volta buona che dimagrisco.
Il tanto atteso atterraggio a London city è solo una rapida planata tra le nuvole. L’Approccio finale non regale viste, ma è oltremodo divertente data la particolarità dell’aeroporto. Raggiunta l’area di parcheggio, sembra di essere tornati indietro nel tempo, con l’aereo che autonomamente fa inversione completa per parcheggiarsi definitivamente. E mentre stiamo ormai quasi sulla scaletta, di corsa, un operatore aeroportuale ci fa tornare a bordo, perché il fokker 50 affianco a noi è pronto alla messa in moto, e per questioni di sicurezza è pericoloso attraversare il piazzale. 20 minuti aspettanto la dipartita del fokker…
Giudizio Complessivo: servizi a terra buoni, sebbene la lounge lasciasse sperare di più. Aeromobile adeguato, servizio funzionale ma senza fronzoli. Da rivedere il catering. Ottima la puntualità.
Per distinguere gli E-190/195 basta guardare se hanno l’uscita di sicurezza sull’ala…
Stefano, .
per distinguerli tra loro o dall’E170-175?
Te lo chiedo per somma ignoranza 😀
A presto
WF
Gli E-170/175 non ha uscite di emergenza sull’ala, gli E-190/195 si. Diciamo che questo è l’elemento che permette di distinguere i due modelli a prima vista…Poi c’è anche il fatto che gli E-190/195 sono visivamente più lunghi rispetto ai “fratellini”…
Grazie Stefano!
Ho imparato una cosa nuova!
A presto
WF
Quello del numero di porte sull’ala è il trucco per distinguere un po’ tutti gli aerei…almeno, io faccio così 🙂
Il dessert è lo stesso che Emirates serve in economy…